12 aprile 2009
I criminali di guerra
tedeschi: Gerhard Schröder, Rudolf Scharping e Joschka Fischer
"It Began With a Lie": German TV report refutes government
propaganda in Balkan War, di Dietmar Henning
FILM
It Began With a Lie
Il governo di
coalizione Partito Socialdemocratico Tedesco(SPD)-Partito
dei Verdi ha impiegato falsificazioni e manipolato i fatti per
superare l'opposizione popolare alla partecipazione delle forze
armate tedesche alla guerra della NATO contro la Jugoslavia. Un
rapporto della TV tedesca dei giornalisti Jo Angerer e Mathias
Werth intitolato "Cominciò con una menzogna" ne fornisce la
dimostrazione.
Il rapporto, che per
la prima volta è stato trasmesso dal canale pubblico nazionale ARD
l'8 febbraio, ha dato l'avvio ad una discussione su grande scala in
Germania. Il 16 febbraio è stato l'argomento di un dibattito
parlamentare al Bundestag [il parlamento federale tedesco]. Nello
stesso giorno, il quotidiano
Frankfurter Rundschau ha pubblicato il testo del rapporto in una
versione leggermente ridotta ed il 19 febbraio il rapporto è stato
ritrasmesso alla WDR (una delle stazioni affiliate al canale ARD,
che si può vedere via cavo in tutta la nazione), seguito da un
dibattito in diretta che aveva come protagonisti politici,
giornalisti, generali ed uno degli autori del documentario, Mathias Werth.
Nel rapporto TV, gli
autori giustappongono passo per passo i risultati delle loro
meticolose ricerche alle dichiarazioni rese all'epoca dal
Cancelliere Federale Gerhard Schröder, dal Ministro della Difesa Rudolf Scharping (entrambe
SPD) e dal Ministro degli Esteri Joschka Fischer (Verdi).
Quando 39 morti
furono chiamati "catastrofe umanitaria"
"La NATO sostiene di
avere sganciato le bombe per salvare le vite degli albanesi kosovari—dai
serbi", dichiara il rapporto. Questo è stato l'argomento principale
utilizzato dal governo per giustificare il primo spiegamento di
truppe da combattimento tedesche dalla 2^ Guerra Mondiale, più di 50
anni dopo che le armate di Hitler devastarono i Balcani.
Il 27 marzo 1999 Rudolf Scharping
dichiarò: "Non avremmo mai intrapreso l'azione militare se in Kosovo
non vi fosse stata questa catastrofe umanitaria, con 250.000
profughi all'interno del Kosovo e molto più di 400.000 profughi in
totale e con un numero di persone uccise che non siamo ancora in
grado di calcolare".
Il rapporto
contrasta questa dichiarazione con le conclusioni all'epoca
dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa
(OSCE). I "risultati per marzo 1999" dell'OSCE riferivano di "39
morti in tutto il Kosovo—prima che arrivassero i bombardieri della
NATO".
Heinz Loquai, ex
generale assegnato all'OSCE che ha già pubblicato un libro che
confuta alcune delle menzogne del Ministro della Difesa tedesco,
particolarmente l'immaginaria "Operazione Ferro di cavallo" (che
sarà trattata più tardi in questo articolo), dichiara: "il tipo di
catastrofe umanitaria che, come categoria del diritto
internazionale, avrebbe giustificato l'entrata in guerra in Kosovo
non esisteva prima della guerra". E Norma Brown, diplomatica USA in
Kosovo, afferma: "Non vi era nessuna crisi umanitaria fino
all'inizio dei bombardamenti a tappeto della NATO".
La conclusione degli
autori: "Un verdetto inequivocabile! Sulla questione delle violenze
in Kosovo—in nessuno dei rapporti dell'OSCE non c'è neppure la più
tenue indicazione di una incombente catastrofe umanitaria. Ciò che
fu osservato dagli esperti internazionali erano situazioni dove i
ribelli del cosiddetto Esercito di Liberazione del Kosovo (KLA)
combattevano contro truppe regolari jugoslave. Una guerra civile,
afferma l'OSCE. Gli abitanti fuggivano da queste battaglie. Più
tardi solitamente ritornavano alle loro case, la maggior parte delle
quali erano state completamente distrutte".
Questo viene
convalidato da una citazione dai rapporti segreti del Ministero
della Difesa tedesco: "Non vi è stato nessun importante conflitto
armato tra le forze serbo-jugoslave ed il KLA negli ultimi
giorni.... Nel periodo recente le forze di sicurezza serbe hanno
limitato le loro attività alle operazioni di routine come controlli
di sicurezza, pattugliamenti, ricerca di nascondigli di armi e
sorveglianza di strade di collegamento importanti".
Per convincere la
popolazione della Germania che vi fosse realmente una catastrofe
umanitaria e che i serbi stessero veramente commettendo atrocità su
vasta scala contro i kosovari, il governo tedesco utilizzò ogni
concepibile tattica di propaganda. Ma i giornalisti TV hanno tirato
via il tappeto dalle più crude invenzioni di Scharping.
Il "campo di
concentramento" che non è mai esistito
In primo luogo hanno
indagato sulla pretesa che due anni prima i serbi avessero
installato un campo di concentramento stile nazista per kosovari
albanesi nel campo di calcio di Pristina, la capitale del Kosovo.
Nell'aprile 1999 Rudolf Scharping aveva fatto ripetutamente questa
asserzione in pubblico.
Anche più tardi, nei
suoi diari di guerra sulla missione NATO in Kosovo, Scharping ha
continuato a sostenere che diverse migliaia di persone erano tenute
prigioniere in questo presunto campo di concentramento. Il rapporto
TV osserva: "E Joschka Fischer, Ministro degli Esteri tedesco,
paragonava ripetutamente i serbi ai nazisti, chiedendo l'intervento
militare con le parole: 'Non vi dovrà mai essere un'altra Auschwitz'!
Fino a proprio oggi, Joschka
Fischer e Rudolf Scharping aderiscono a questa versione degli
eventi".
Interrogato dai
giornalisti sulla fonte delle sue informazioni, Scharping qualifica
leggermente le sue dichiarazioni, ma insiste ancora che vi era un
campo di concentramento nello stadio di Pristina. "Abbiamo avuto
chiara dimostrazione dai testimoni". Scharping ed il suo Ministero
della Difesa non erano disposti a rivelare chi fossero questi
testimoni—sia nell'intervista presentata nel rapporto TV che
altrove. Il Ministero della Difesa rifiuta di pubblicare alcuno dei
rapporti segreti che sostiene fossero le basi delle proprie
decisioni. Scharping, Schröder e Fischer si sono tutti nascosti
dalla vista del pubblico su questo argomento.
Soltanto 47 membri
del parlamento hanno preso parte al dibattito al Bundestag sul
rapporto TV, compresi 20 del PDS all'opposizione (i "socialisti
democratici" successori dell'ex partito di stato stalinista della
Germania Est, Unità Socialista—SED) e non era presente un solo
ministro del governo. Ai portavoce dei ministeri della Difesa e
degli Esteri è stato proibito di prendere parte al dibattito TV in
diretta.
I giornalisti della
TV hanno chiesto a dei testimoni di Pristina dell'accusa che lì vi
fosse un campo di concentramento. Shaban Kelmendi, un testimone
oculare e politico kosovaro (non serbo) la cui casa è situata vicino
allo stadio, di fronte alla telecamera ha dichiarato: "Non vi era un
singolo prigioniero o ostaggio detenuto lì a quell'epoca. Lo stadio
è stato sempre usato soltanto come campo di atterraggio per
elicotteri".
La battaglia contro
i terroristi del KLA qualificata "esecuzione di massa"
In seguito, il
rapporto TV ha trattato di Rugovo, un piccolo villaggio agricolo nel
sud del Kosovo. Secondo quanto si dice il 29 gennaio 1999 la polizia
speciale serba ha eseguito lì un massacro di civili innocenti—il
genere di massacro che, secondo le scandalizzate dichiarazioni di
Scharping all'epoca, furono "più tardi commessi non soltanto dalla
polizia speciale, ma anche da bande di detenuti rilasciati ed
altri".
Due mesi dopo il
presunto massacro, ad una conferenza stampa Scharping presentò delle
fotografie che mostravano un van rosso che era stato riempito di
proiettili, come anche numerosi cadaveri, presumibilmente di civili
kosovari albanesi, che giacevano consecutivamente come dopo
un'esecuzione di massa. "E' per questo che siamo in guerra",
strillavano i titoli dei giornali il giorno seguente, il 28 aprile
1999, sopra le fotografie di Scharping cospicuamente esposte in
prima pagina.
Quindi il rapporto
TV cita da un rapporto segreto del Ministero della Difesa:
"Confidenziale—soltanto per uso ufficiale. Il 29 gennaio 1999
durante una battaglia ventiquattro kosovari albanesi ed un
poliziotto serbo sono stati uccisi a Rugovo ".
Le riprese
televisive di una squadra occidentale immediatamente dopo i fatti di
Rugovo mostrano che gli uomini uccisi lì erano con ogni probabilità
soldati del KLA. Su di loro furono trovate carte di identificazione
del KLA; la maggior parte di loro portava uniformi e stivali da
combattimento; sul terreno giacevano dei fucili mitragliatori.
Oggi Scharping
afferma che all'epoca fondò le proprie dichiarazioni su informazioni
fornite da "osservatori dell'OSCE che furono i primi sulla scena".
Ma i giornalisti TV hanno intervistato proprio il primo osservatore
dell'OSCE ad arrivare sulla scena, l'ufficiale della polizia
tedesca Henning Hensch, che ha dichiarato che il giorno che vide le
pretese di Scharping dapprima trasmesse sulla Deutsche
Welle (il servizio di trasmissioni mondiale tedesco) informò il
ministro della difesa che "la versione presentata in quella
trasmissione non corrispondeva a ciò che era accaduto". In realtà
ciò che accadde è stata una battaglia.
Hensch continua nell'affermare che "a parte quello, i cadaveri che il
ministro della difesa ha presentato erano stati disposti lì in quel
modo dalle forze di sicurezza serbe, da me stesso e da due colleghi
russi, perché li avevamo raccolti dai diversi posti o scene dei
crimini".
Queste atrocità
inventate non erano ancora sufficienti a soffocare le proteste
contro il bombardamento della Jugoslavia, particolarmente quando
apparsero sugli schermi TV di tutto il mondo le immagini di ciò che
la NATO descriveva come "danni collaterali". Jamie Shea, il
portavoce della NATO durante la guerra, ha riconosciuto questo
fatto. Come raccontò ai giornalisti TV: "Dopo l'attacco al convoglio
di profughi vicino a Djakovica, il primo 'incidente' della guerra,
l'appoggio del pubblico precipitò in molti paesi, inclusa la
Germania, dal 20 al 25%. Abbiamo dovuto lavorare duramente per sei
settimane per riguadagnare l'approvazione dell'opinione pubblica".
L'evacuazione
ordinata dal KLA diventa l'"Operazione Ferro di cavallo di
Milosevic"
L'errore di
Milosevic, ha aggiunto Shea, è stato di spingere i profughi dal
Kosovo in Albania e Macedonia. "Vi erano squadre di telecamere TV
che filmavano tutta la sofferenza alle frontiere. E' per questo che
l'opinione pubblica si è rivoltata ad appoggiare di nuovo la NATO".
In Germania, queste
manipolazioni e distorsioni sono state attuate in misura ancora
maggiore. La versione che lì circolava era che i serbi avevano
pianificato da lungo tempo sistematicamente l'espulsione forzata di
queste persone e la 'pulizia etnica' del Kosovo. Ora alle uccisioni
ed espulsioni in Kosovo venne dato un nome: "Operazione Ferro di
cavallo".
Rudolf Scharping
rivelò questo presunto piano il 7 aprile 1999, dichiarando: "In fasi
chiaramente distinguibili, dall'ottobre [1998] ai negoziati di Rambouillet,
l'esercito jugoslavo e la polizia dello stato jugoslavo non solo
cominciarono a prepararsi per l'espulsione della popolazione, ma
avevano già iniziato questa espulsione di massa. Ciò dimostra molto
chiaramente la maniera sistematica, brutale e sanguinaria nella
quale questo piano fu istigato nell'ottobre del 1998 ed attuato dal
gennaio del 1999".
Secondo questa
versione, le truppe serbe avevano circondato i civili albanesi "come
un ferro di cavallo" per scacciarli dal Kosovo. Per fornire prova
della maniera pianificata nella quale stavano procedendo i serbi, il
Ministero della Difesa pubblicò una fotografia in un opuscolo
stampato appositamente per questo scopo. Scharping affermò che il
villaggio mostrato nella fotografia era già stato attaccato ed
incendiato dai serbi prima dei bombardamenti della NATO e che la
popolazione civile era stata scacciata dalla regione "come parte del
piano".
Jo Angerer e Mathias Werth commentano: "Ma l'iscrizione dei dati sulla fotografia
solleva dei dubbi. Elenca la data alla quale è stata presa la
fotografia come aprile 1999—dopo che erano iniziati i bombardamenti
della NATO. Quello da solo dimostra che ciò che accadde a Randubrava,
il villaggio della fotografia, non fornisce nessuna prova
dell'Operazione Ferro di cavallo".
Dei testimoni
oculari di
Randubrava descrivono ciò che accadde in realtà al villaggio. Shaip
Rexhepi riferisce: "Gli abitanti lasciarono il villaggio il 25
marzo, dopo i bombardamenti della NATO. Attorno alle 8 della sera ci
venne dato dal KLA l'ordine di evacuare la popolazione. Non vi era
nessun abitante del villaggio rimasto qui il 26 marzo. Li avevamo
portati tutti al villaggio di Mamush. Fu soltanto allora che i serbi
iniziarono a sparare granate contro di noi. Eravamo soldati del KLA.
Ci difendemmo, ma era proprio impossibile. Eravamo impotenti contro
i carri armati ed i cannoni. Ma resistemmo finché potemmo. Vi erano
lì 85 soldati del KLA dal mio villaggio, ma ve ne erano anche altri
da fuori. In tutto, comprendevamo 120 soldati della Compagnia D
della 129^ Brigata del KLA".
L'ignoranza di Scharping
tradisce un altro prodotto dell'immaginazione
Un'altra presunta
prova dell'"Operazione Ferro di cavallo" erano i "crimini commessi
dai serbi" in un villaggio chiamato Sanhovici. Ma, come dimostra
chiaramente il rapporto: "Anche questa fotografia è stata presa ad
una data successiva: aprile 1999, pure dopo che la guerra era
iniziata".
I giornalisti TV
hanno visitato il villaggio mostrato nell'opuscolo del Ministero
della Difesa—"che, comunque, è chiamato Petershtica, non Sanhovici".
Secondo l'opuscolo del Ministero della Difesa, i serbi lì
distrussero le case in una maniera particolarmente perfida: "Prima
[i serbi] posano nel sottotetto una candela che brucia, quindi
aprono il rubinetto del gas in cantina".
Nessuno ricorda che
questo sia avvenuto a Petershtica. Fatmir Zymeri, un testimone
oculare, dichiara che la distruzione mostrata nella fotografia aveva
già avuto luogo nel giugno del 1998, mezzo anno prima che
l'"Operazione Ferro di cavallo" fosse attuata.
Che dire delle
candele nei soffitti e dei rubinetti del gas nelle cantine citati da Scharping? Fatmir
Zymeri dichiara: "No, questo non è come hanno preso fuoco le case
nel nostro villaggio. Ciò avvenne in molti modi, ma non così. Le
case vennero date a fuoco in un modo differente. Le case presero
fuoco quando furono colpite da granate, si. Ciò accadde quando le
granate esplodevano nel fieno, sulle staccionate e cose così. Ma mai
attraverso un metodo come questa cosa con le candele".
Che questa storia
delle candele che accendono il gas sia non soltanto una menzogna, ma
una ridicola invenzione, è ampiamente dimostrato nell'intervista che
i giornalisti TV hanno tenuto con Scharping. Vale la pena di citare
per esteso questa intervista:
Reporter:
Su quell'ultimo villaggio—sotto la fotografia vi è una didascalia che
dice che i serbi entravano nei villaggi, aprivano i rubinetti del
gas nelle cantine e mettevano candele accese nei soffitti. Vi sono
dubbi che questo metodo possa affatto funzionare.
Scharping:
Che dubbi sono questi?
Reporter: Se
si apre il rubinetto del gas nelle cantine e si mette una candela
accesa in cima, non funziona proprio!
Scharping:
Oh?
Reporter: No,
tecnicamente non funziona affatto—neppure chimicamente, né
fisicamente né in nessun altro modo. Così deve essere
un'informazione scorretta trasmessa da testimoni o un'informazione
che non è stata controllata.
Scharping:
Allora suggerisco che eseguiate ancora la prova. Ma questa volta non
con un rubinetto del gas in una cantina, ma con un cilindro di gas.
Reporter:
Stessa cosa—non funziona neppure questo.
Scharping:
Oh…?
Reporter:
Si, capite, il gas è più pesante dell'aria.
In una nuova
edizione dell'opuscolo originariamente stampato in maggio del 1999,
la didascalia della foto e l'iscrizione dei dati sotto la fotografia
di Petershtica erano stati rimossi.
Heinz Loquai, l'ex
generale dell'OSCE, ha confermato le ricerche dei giornalisti TV. Loquai,
ha ricordato una discussione avuta nel novembre del 1998 al
Ministero della Difesa: "Ma non vi è stata nessuna 'Operazione Ferro
di cavallo'—almeno questo è ciò che hanno affermato gli esperti del
Ministero della Difesa".
Le vere ragioni
dell'aggressione e della parziale occupazione della Serbia
Il rapporto TV non
spiega perché le bombe caddero su Belgrado, anche se i due
giornalisti sostengono di fornire tale spiegazione all'inizio della
loro pellicola. In realtà, la guerra è stata per interessi
geopolitici, per potere politico globale, petrolio ed oro.
Willy Wimmer, un
portavoce di politica della difesa della conservatrice Unione
Democratica Cristiana (CDU) lo ha confermato durante il dibattito in
diretta seguito alla ritrasmissione del rapporto alla WDR, quando ha
menzionato una conferenza di politica della difesa alla quale aveva
assistito a Bratislava, la capitale della Slovacchia, assieme a
rappresentanti di alto livello dell'Europa Occidentale, degli USA e
di paesi dell'Europa Orientale "dal Mar Baltico alla Macedonia".
Secondo Wimmer, un portavoce della difesa americana ha dichiarato:
"Abbiamo intrapreso quella guerra perché dobbiamo disfare l'errore
strategico che ha fatto Eisenhower
nel 1943-44".
Nondimeno, la forza
del rapporto è che esso dimostra inequivocabilmente come il governo
tedesco, che include il Partito dei Verdi che una volta era la parte
frontale del movimento pacifista in Germania, ha fatto accettare il
primo spiegamento da combattimento di truppe tedesche dalla fine del
regime nazista. Per raggiungere questo scopo il governo ha impiegato
anche un apparato di propaganda come non si era visto dal 1945.
"Schröder,
Scharping e Fischer hanno fatto veramente un buon lavoro"!
Il portavoce della
NATO Jamie
Shea, che è ripetutamente messo in evidenza nel rapporto, è stato ed
è pienamente consapevole del ruolo della propaganda nello stimolare
l'appoggio alla guerra. "I leader politici hanno giocato il ruolo
decisivo riguardo all'opinione pubblica" ha dichiarato Shea con un
ghigno compiaciuto.
Shea ha continuato:
"Loro sono i rappresentanti democraticamente eletti. Sapevano quali
notizie erano importanti per l'opinione pubblica del loro paese.
Rudolf Scharping ha fatto veramente un buon lavoro. Non è facile,
particolarmente in Germania, la cui popolazione per 50 anni aveva
conosciuto soltanto la difesa militare, cioè la protezione del
proprio paese, inviare dei soldati tedeschi lontano centinaia di
miglia. Psicologicamente, questa nuova definizione di politica della
sicurezza non è facile. Non solo il Ministro
Scharping, ma anche il Cancelliere Schröder ed il Ministro Fischer
hanno fornito uno straordinario esempio di leader politici che non
soltanto corrono dietro all'opinione pubblica, ma sanno come
plasmarla.
"Mi rende ottimista
vedere che i tedeschi lo hanno compreso. E nonostante gli effetti
secondari molto spiacevoli, i danni collaterali e la lunga durata
delle incursioni aeree, hanno mantenuto la rotta. Se avessimo
perduto il sostegno del pubblico in Germania, lo avremmo perduto
dovunque nell'alleanza".
De-Construct.net
Articolo originale:
http://de-construct.net/e-zine/?p=5420