Palestina, A Gaza, divieto di pesca Ferito Vittorio Arrigoni
E’ stato ferito ieri, nelle acque della Striscia di Gaza, un pacifista italiano appartenente al Free Gaza Movement e all’International Solidarity Movement, in seguito a uno scontro con la marina militare israeliana. Vittorio Arrigoni, impegnato nel monitoraggio delle violazioni dei diritti umani dei pescatori palestinesi, ai quali Israele impedisce di pescare nelle acque della Striscia, si trovava a bordo di una imbarcazione assieme a un gruppo di pescatori, quando è stato colpito da alcuni frammenti di vetro, appartenenti alla cabina di pilotaggio della barca. Frammenti esplosi sotto i potenti getti d’acqua che gli idranti di una motovedetta israeliana avevano spruzzato contro il peschereccio...
Palestina, A Gaza, divieto di pesca Ferito Vittorio Arrigoni
Claudio Accheri*, Osservatorio Iraq
Il video del ferimento dell'attivista Free Gaza Vittorio Arrigoni da parte della marina militare israeliana
18 settembre 2008
E’ stato ferito ieri, nelle acque della Striscia di Gaza, un pacifista italiano appartenente al Free Gaza Movement e all’International Solidarity Movement, in seguito a uno scontro con la marina militare israeliana.
Vittorio Arrigoni, impegnato nel monitoraggio delle violazioni dei diritti umani dei pescatori palestinesi, ai quali Israele impedisce di pescare nelle acque della Striscia, si trovava a bordo di una imbarcazione assieme a un gruppo di pescatori, quando è stato colpito da alcuni frammenti di vetro, appartenenti alla cabina di pilotaggio della barca. Frammenti esplosi sotto i potenti getti d’acqua che gli idranti di una motovedetta israeliana avevano spruzzato contro il peschereccio.
I pescatori palestinesi, che prima dello scontro si erano dichiarati disarmati, hanno trasportato immediatamente il volontario italiano sulla costa, e, successivamente, nell’ospedale più vicino, dove gli sono stati applicati alcuni punti di sutura.
Recentemente numerosi attivisti internazionali per i diritti umani avevano fornito il proprio appoggio ai pescatori, accompagnandoli nelle zone di pesca, cercando, a volte, di varcare il limite imposto dalle forze di occupazione israeliane.
Negli ultimi tempi la marina di Israele ha imposto restrizioni sempre maggiori alla pesca nelle acque di Gaza. I limiti dell’area permessa sarebbero circoscritti a 6 miglia dalla costa, tuttavia viene regolarmente attaccata qualsiasi imbarcazione incrociata oltre le 3 miglia nautiche.
Il 1 settembre, alcuni attivisti internazionali erano perfino riusciti a filmare la marina militare israeliana mentre apriva il fuoco contro alcuni pescherecci che si trovavano a 8 miglia dalla costa di Gaza.
Nonostante il ferimento del volontario italiano, il movimento al quale appartiene ha reso noto che continuerà ad accompagnare i pescatori, per evitare che i tentativi di distruggere i mezzi di sussistenza della popolazione palestinese proseguano indisturbati.
L'International Solidarity Movement inoltre, ha recentemente annunciato la riapertura della propria sede a Rafah.
A Gaza la pesca è vita
A Gaza, 40.000 persone dipendono per la propria sopravvivenza dall’industria della pesca, e questa comunità è stata lentamente decimata dai violenti attacchi israeliani contro pescatori disarmati.
Oltre alle restrizioni sui diritti alla pesca, ci sono limiti al consumo di carburante nell’aerea di Gaza.
Secondo il sindacato dei lavoratori della pesca nella Striscia, i pescatori necessitano di circa di 40.000 litri di carburante, e di 40.000 litri di gas naturale ogni giorno per operare durante l'alta stagione di pesca.
Ogni anno, a partire da aprile, vi è una migrazione di pesci dal delta del Nilo verso le acque della Turchia: una delle occasioni, per i pescatori, di poter trovare dei grandi banchi e aumentare notevolmente il pescato.
La migrazione però interessa aree che si trovano a 10 miglia dalla costa, ben oltre i limiti imposti da Israele ai palestinesi.
Lo scorso anno, più di 70 pescatori palestinesi sono stati arrestati dalla forze israeliane per problemi legati alla pesca, e almeno 14 pescatori disarmati sono stati uccisi dal 2000.
Oltre a questa serie di limitazioni, e alle violenze, c’è inoltre il problema del riversamento di circa 50 milioni di litri di liquami al giorno nell'acqua in cui i pescatori di Gaza solitamente navigano: unica possibilità, per la popolazione, di scaricare le proprie acque reflue.
Nel 1990, il pescato medio a Gaza era stimato intorno alle 3.000 tonnellate, mentre ora è di circa 500 tonnellate, soprattutto a causa delle pesanti ripercussioni dell’assedio israeliano.
Vittorio Arrigoni era arrivato a Gaza il 23 agosto scorso, come parte di una missione di attivisti internazionali per i diritti umani – organizzata dal Free Gaza Movement, un gruppo con sede in California – che aveva violato l'embargo imposto da Israele a bordo di due barche partite da Cipro.
L'International Solidarity Movement (ISM) è un movimento di resistenza nonviolenta impegnato a porre fine all’occupazione illegale israeliana di terre palestinesi, che chiede il pieno rispetto di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
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