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Pensando il pensabile: la Soluzione Socialista in Palestina


...Credo che una Società democratica e socialista nella Palestina storica (e senza contraddizione) sia l'unica idea che abbia il potenziale per essere aderente coi nostri "obiettivi strategici". Tale idea libererà la Palestina dalla morsa della dominazione politica ed economica sionista-ashkenazita-occidentale, e dove le risorse naturali di terra ed acqua, ed i mezzi di produzione saranno restituiti al controllo legittimo del popolo. E infine, perché sostengo l'idea di una Società socialista e democratica nella Palestina storica? Perché la ritengo una soluzione giusta, morale e sostenibile che incarna il potenziale di ripristino dei diritti naturali palestinesi nel loro patrimonio storico...

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Pensando il pensabile: la Soluzione Socialista in Palestina

Khalil Nakhleh*, traduzione Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

20 settembre 2008

Pensando il pensabile [1]: La futura società palestinese a cui aspiro

 

Enunciati preliminari sulle soluzioni indicate per il ripristino dei diritti naturali palestinesi - www.kanaanonline.org/articles/01633.pdf

 

Una parola d’apertura

 

La mia decisione di iniziare questa discussione è stata stimolata da un numero di articoli apparsi sul bollettino elettronico "Kanaanonline" durante il corso degli ultimi dieci mesi, sul problema della "soluzione a stato unico" e dall'incoraggiamento ricevuto dai redattori di Kanaanonline. [2]

 

Prima di entrare nel merito delle idee proposte per uno "stato unico", desidero fare due commenti:

 

1) quella che presento è una posizione personale, risultato di lunghi anni di riflessione, osservazioni e ricerche. Spero che queste conclusioni determinino riflessioni ugualmente profonde fra tutti coloro che sono interessati al nostro futuro. 

2) Sebbene non io sposi necessariamente, a priori, alcune delle "etichette" attualmente proposte per le possibili soluzioni (uno Stato democratico, uno "Stato bi-nazionale" uno Stato democratico secolare", uno "Stato socialista" ecc.), credo che la soluzione dovrebbe scaturire da "obiettivi strategici" chiari nella nostra lotta, verso cui dovremmo essere impegnati, e con cui qualsiasi soluzione proposta dovrebbe essere coerente. Io sono, comunque, impegnato a lottare, con tutti coloro che condividono questa idea, per una Società che sia democratica, non basata sullo sfruttamento, che abbia fiducia in sé stessa, libera e indipendente dalla dominazione esterna, nella Palestina storica. In altre parole, sono impegnato a lottare per l'antitesi dell’apartheid e di tutte le forme razzista di separazione politica, spaziale, economica, e psicologica sulla terra storica della Palestina.

 

Obiettivi strategici

 

Gli obiettivi complessivi della nostra lotta nazionale collettiva, nei quali sono impegnato, cercano di raggiungere gli storici e legittimi diritti palestinesi che, come inteso qui, rappresentano il diritto di ogni palestinese di vivere liberamente ed in modo indipendente sulla propria terra storica, concepita per essere parte integrante dell’intera Patria araba (Watan), senza l’egemonia di alcuna forza, sia essa politica, economica, o militare.

 

Quanto premesso si basa su un numero di requisiti indispensabili:

 

-         Tutte le attività che sono il risultato dell'illegale e criminale colonizzazione sionista-occidentale della Palestina, da quando la Palestina fu designata come bersaglio al volgere del ventesimo secolo, inclusi il furto di terra ed acqua per gli insediamenti chiusi ebreo-sionisti, le strutture politiche e legali, lo spostamento e sostituzione di popolazioni indigene, l’accesso privilegiato e lo sfruttamento delle risorse naturali, ecc. sono nulle e prive di valore, e dovrebbero essere smantellate;

-         Il ritorno senza impedimenti di tutti gli individui e gruppi palestinesi che furono costretti dall'impresa coloniale sionista, con l'appoggio attivo dei centri dell'imperialismo occidentale, ad abbandonare le loro case e proprietà; esercitando il loro diritto naturale e inalienabile alla restituzione di tali proprietà; 

-         La libera utilizzazione produttiva delle loro terre e delle altre risorse naturali per lo sviluppo indigeno della società; 

-         La libertà totale di tutto il popolo della Palestina storica di scegliere il proprio tipo di sistema di governo, senza alcuna coercizione o pregiudizio; 

-         La salvaguardia del principio originario di disgiungere le credenze religiose dal sistema politico, e dell'utilizzo della religione come base di governo; 

-         La garanzia legale di uguali diritti di individui e gruppi per tutte le minoranze che vivono nella nuova Società palestinese; 

-         L'insistenza sul principio di base che relazioni tra maggioranza e minoranza debbano essere basate sull'uguaglianza e non sullo sfruttamento.

 

Chiarificazione concettuale

 

L'essenza di questa discussione è sul tipo di Società futura cui io (e, con fiducia, noi) aspiro vedere sviluppata in terra di Palestina. Il mio centro di interesse non è, necessariamente, sul tipo di "stato-nazione" che noi dovremmo desiderare. Fondamentalmente, ritengo che gli "stati-nazione" siano anacronistici, ed eventualmente scompariranno come strutture organizzate di gruppi umani. Così, concentrare tutti gli sforzi per realizzare ancora un altro (e, certamente, non unico) "stato-nazione", dopo 2-3 generazioni è indifendibile, futile, ed uno spreco di energia umana. Da adesso, sto concentrandomi sul tipo di "Società" cui aspirare. Questa, perciò, è una discussione al livello concettuale; non vuole essere una discussione su di un "piano politico" che potrebbe essere sviluppato nella prossima decade. È mia convinzione che a meno che i concetti di base, e la nostra comprensione di loro, non siano chiarificati ed interiorizzati, nessun "piano politico", qualunque esso sia, possa essere sostenuto. Inoltre, questa discussione chiara dall'inizio non lo è, né lo dovrebbe essere, e non dovrebbe minare o minimizzare il bisogno impellente di elevare l’importante lotta popolare in corso contro l'occupazione sionista-americana e la dominazione delle nostre terre (e contro tutti i loro agenti ed intermediari locali ed internazionali), e tutti i suoi simboli e strutture (per esempio, l’illegale Muro di separazione, le colonie illegali ebreo-sioniste, ecc.). [3]

 

Da questa prospettiva, un numero di elementi essenziali richiede di essere smantellato e ricostruito accuratamente, per farci procedere in modo comprensibile e senza ambiguità. Mi focalizzo, da principio¸ su tre componenti principali:

 

1. La natura del territorio della Palestina (in senso storico-spaziale); 

2. La composizione del Popolo esistente sul Territorio della Palestina; 

3. Il tipo di Entità, ovvero la configurazione della Struttura politico-economico-sociale che organizza l'esistenza delle persone.

 

Elaborazioni preliminari

 

Il Territorio

 

1. Da quando la regione araba fu atomizzata nelle unità incoerenti e incapaci di un’esistenza indipendente degli "stati-nazione" dall’accordo Sykes-Picot del 1916, e da quando la terra storica di Palestina fu designata come obiettivo di acquisizione dall’impresa coloniale sionista ed occidentale, tutte le soluzioni proposte per "Questione palestinese", dalla Commissione Peel nel 1937, passando attraverso il Piano di spartizione dell’ONU nel 1947, per arrivare agli Accordi di Oslo nel 1993 (e seguenti), avevano come presupposto la divisione della terra di Palestina; essi erano ingiusti e non soddisfacevano i diritti umani di base, sociali, culturali ed economici del popolo Palestinese. Il loro obiettivo era arrivare ad un accordo accettabile per i centri capitalistici occidentali e le potenze dominanti, che avrebbero favorito la creazione di una testa di ponte in Palestina, sostenendo l’insediamento di un regime sionista-ashkenazita che richiedeva la "distruzione della vita comune palestinese e la pauperizzazione di massa del suo popolo"[4], con l'imposizione di una spietata ed incessante dominazione militare ed economica sulla Palestina, attraverso cui l’egemonia imperiale occidentale si sarebbe estesa all’intera e regione araba musulmana.

 

2. Uso la definizione di Territorio della Palestina storica per riferirmi alle aree della "Siria meridionale" che fu identificata come "Palestina" dalla fine della Prima guerra mondiale e che , da progetto, finì sotto occupazione britannica, e fu definito come "Territorio nemico occupato" [5]. Col tempo, nonostante il cambio delle strutture amministrative, questo territorio incluse l’intera area ad ovest del fiume Giordano, lungo una linea che si estende dal confine libanese nel nord ad al-Naqab nel sud, ed estendendosi verso ovest sino alla costa mediterranea, lungo una linea che include al-Naqab a sud di Rafah, e a nord verso il confine libanese, includendo l’intera Galilea. Così, la Palestina storica, com’è intesa qui, include l’intera area che gli inglesi, sotto la pressione del movimento sionista, insisterono perché fosse messa sotto loro mandato, o quello cui correntemente ci si riferisce come Cisgiordania, Israele, e Striscia di Gaza.

 

3. Questo Territorio era parte organica ed inseparabile della Patria araba (Al-watan al-Arabi) per la nazione araba, incluso il popolo arabo palestinese. Gli attuali "stati-nazione" arabi, o "mini-stati-nazione" nella regione sono configurazioni artificiali create dalle forze imperiali occidentali dominanti del tempo, in competizione tra loro e che riflettevano un equilibrio di poteri. Così, la solidità futura di queste "configurazioni di stato" è dubbia.

 

Il popolo

 

La futura Società in Palestina sarà composta da:

 

-         Tutti i palestinesi e gli ebrei che vivevano in terra di Palestina prima del 1948, e in cui continuano a vivere;

-         Tutti i palestinese che furono espulsi, o che furono costretti a fuggire, come risultato del processo di pulizia etnica e smembramento della società palestinese ed indigena, in preparazione alla creazione dello Stato sionista-ashkenazita nel 1947-1948;

-         Ogni altro gruppo di popolazione, indistintamente dalla loro affiliazione religiosa o settaria, che accetta, impegnandosi in tal senso, l'essenza degli "obiettivi strategici", delineati sopra.

 

Questo fa da presupposto ai principi seguenti:

 

  1. La popolazione arabo-palestinese indigena della Palestina è disposta a fare una concessione storica, affermando che, nonostante la criminale ed ingiusta sofferenza cui è stata sottoposta dalla creazione e mantenimento dello Stato sionista-ashkenazita, è disposta a vivere con gli ebrei non-sionisti in Palestina come eguali.
  2. Il solo "Diritto al ritorno" di tutti i palestinesi disposti va migliorato e rafforzato, e la razzista "Legge del ritorno" per gli ebrei è annullata e abrogata.
  3. Il "popolo ebraico" [6] è un mito storico, creato e perpetuato dal movimento coloniale razzista dei coloni sionisti, per giustificare la colonizzazione e il furto della terra al popolo indigeno della Palestina storica, come testa di ponte per l’estensione dell’egemonia imperialista occidentale.
  4. Gli ebrei non-sionisti nella Società futura in Palestina costituiscono un normale gruppo di persone, distinto solamente dall’aderenza ad una credenza religiosa. Di conseguenza, non costituiscono un gruppo "etnico" o "nazionale", proprio come la minoranza cristiana in Palestina o la popolazione musulmana in Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania ecc. Se scegliessero di vivere con noi, avranno il diritto di esercitare i loro valori ed usanze culturali e religiose, con libertà e rispetto, come ogni altra minoranza con diverse credenze e valori religiosi. Ma non sono atti ad invocare il "diritto all’autodeterminazione", come se costituissero un gruppo "nazionale". [7]
  5. Le popolazioni di fede ebraica esistono in altre parti del mondo e sono parte integrante dei paesi in cui vivono; non hanno pretese storiche o religiose sulla terra della Palestina, come se fossero parte di un "popolo defraudato". L’ "esborso storico" degli ebrei dalla terra della Palestina è ugualmente mitico; la loro richiesta "costretta", finora è stata fittizia e fabbricata.

 

L'Entità

 

"Soluzioni" proposte

 

Durante gli ultimi cento anni, o fin dall'assalto furioso del progetto Sionista, un numero di proposte sulla natura dell'entità (primariamente politica) per organizzare la vita della popolazione nella terra della Palestina sono state avanzate [8]. Presento le mie riflessioni su quello che è stato proposto, in termini di coesione con gli "obiettivi strategici" delineati precedentemente.

 

Comincerò con quelle "proposte" che possono essere eliminate subito a causa della loro ovvia incoerenza coi principi di base degli "obiettivi strategici" determinati sopra.

 

1. L’idea dei "due-Stati"

 

Questa proposta che è stata avanzata dall’OLP sin dal 1988 ha la seguente premessa fondamentale: la fisica suddivisione della terra storica della Palestina; l'attuale divisione del popolo palestinese in categorie politico-spaziali sconnesse ed isolate; l'acquiescenza alla non-applicabilità del Diritto al ritorno; la continuazione, il mantenimento e la gratificazione dello Stato razzista sulla nostra terra rubata; lo sfruttamento continuato delle classi povere ed emarginate; il divario in aumento tra i ricchi, che dominano le risorse disponibili tramite la corruzione e la cooperazione con i capitalisti sionisti, ed i poveri, che stanno costantemente diventando più poveri; la sottomissione all'egemonia della potenza imperiale degli Stati Uniti e delle altre potenze maggiori occidentali sulla Palestina e l’intera regione araba e musulmana.

 

Questa proposta è incoerente in modo clamoroso ed inequivocabile con i nostri "obiettivi strategici", e andrebbe perciò eliminata prontamente dalle nostre discussioni.

 

2. L’idea di "Stato islamico"

 

Sebbene questa proposta non abbia ricevuto molta elaborazione e credito, le sue linee di base possono essere tratteggiate nel modo seguente[9]: La terra della Palestina è un waqf islamico (bene inalienabile) sotto occupazione, e cederne la più piccola parte costituisce una grave violazione della legge di Dio; è responsabilità della nazione musulmana liberarla e stabilirvi uno stato islamico. Uno stato islamico in Palestina sarà governato dall’applicazione delle leggi religiose attraverso i suoi leader religiosi. È un stato religioso dove ebrei e cristiani (le genti della Dhimma) avranno la libertà di praticare la loro religione, ma non condividere il potere. I cittadini dello stato saranno divisi sulla base della religione (e trattati di conseguenza).

 

Anche se questa proposta possiede un potenziale olistico per la terra di Palestina, pone serie questioni di base sulla libertà di scelta, la separazione tra religione e sistema politico, la natura di cittadinanza, diversità politica ecc. E’, anche, incoerente con gli "obiettivi strategici", e dovrebbe essere eliminato dal nostro dibattito.

 

3. L'idea di "Stato bi-nazionale"

 

Questa è forse l’idea di cui si è più parlato fin dai primi anni venti, da ebrei sionisti e non-sionisti, dagli arabi palestinesi di sinistra e dagli altri membri ed attivisti della sinistra. Allo stesso tempo, queste discussioni, saggi, dichiarazioni, ecc. sono caratterizzate da una totale mancanza di chiarezza [10]. Comunque, poiché esiste una vasta letteratura a proposito, è possibile raccogliere agilmente qua e là le sue premesse essenziali. La principale e maggiore premessa è che esistono due "nazionalità" che competono in Palestina/Israele, una "nazionalità ebrea" ed una "nazionalità palestinese", ed ognuna dovrebbe essere riconosciuta come avente un diritto di autonomia politica e culturale che condurrebbe all’autodeterminazione. Questa premessa presume la parità tra le due "nazionalità", e nessuna dominazione di un gruppo sull'altro. Questo solleva un numero di problemi complicati, con serie e problematiche ambiguità.

 

-         Comincia con l’accettazione dell’esistenza della presente struttura sionista di controllo, la discriminazione e la dominazione, e non sfida lo Stato sionista-ashkenazita che è stato creato con la forza, ed attraverso la pulizia etnica della popolazione palestinese ed indigena, ma lo ricompensa accettandolo.

-         L'idea "bi-nazionale" è basata sulla stessa premessa mitica sionista per cui gli ebrei del mondo costituiscono un "popolo", o una "nazionalità", e che hanno una pretesa storica e religiosa verso la terra storica della Palestina.

-         Non c’è chiarezza circa in quale territorio questa idea "bi-nazionale" sarà applicata: all'interno dello "sconfinato" Stato sionista-ashkenazita, o all'interno del territorio della Palestina storica. Ciascuno ha implicazioni sul "potenziale" di genuina realizzazione dei diritti palestinesi.

-         Lo smantellamento dell’esistente struttura sionista di apartheid e del suo illegale, disuguale ed ingiusto controllo sulle risorse naturali e materiali, e dei mezzi di produzione, non si presume che sia un requisito indispensabile.

-         Il diritto palestinese al ritorno non è enfatizzato come un requisito indispensabile.

 

Il "Bi-nazionalismo", secondo queste premesse, potrebbe benissimo essere una forma di segregazione razziale protratta, e non necessariamente democratica.

 

Basandoci sull’analisi di queste premesse, l'idea "bi-nazionale" come mezzo per ripristinare i diritti naturali palestinesi non è aderente ai nostri "obiettivi strategici", elencati sopra.

 

4. L’idea di "Stato democratico secolare"

 

Quest’idea affiorò presto nel cuore della rivoluzione palestinese, a seguito della sconfitta militare degli stati arabi nel 1967 e l'occupazione militare israeliana del resto della Palestina, del Sinai egiziano e del Golan siriano. Le premesse di quest’idea generarono un "dibattito vivace" per oltre quattro anni, fino al 1971 [11]. Comunque, il dibattito poi si esaurì e fu sostituito alcuni anni più tardi dall’attiva discussione della proposta dei "due-stati"e non fu più ripreso con forza fino agli ultimi 10-15 anni, e senza molta elaborazione. I primi tentativi di dare maggiore chiarezza alle sue premesse non furono sostenuti, e così rimase uno slogan pubblicitario. I presupposti alla base di questa idea, ed i problemi che generano, sono i seguenti:

 

-         L’instaurazione di un moderno "democratico" (e non-settario) stato nella Palestina storica, dove l'enfasi è su "democratico piuttosto che su "secolare."

-         L'accettazione palestinese che "ebrei israeliani" abbiano posto nella "futura Palestina", proprio come i "cristiani" ed i "musulmani". Il problema concettuale non poggia sui "cristiani" o "musulmani", che sono gli indigeni soggiogati facenti parte della Palestina storica, ma con gli "ebrei israeliani". Così, i primi tentativi si concentrarono sul distinguere tra "ebrei", come gruppo religioso e "sionisti", come impositori di un’ideologia oppressiva e colonizzatrice. C'era da questo momento una maggiore enfasi su "secolare" o "non-settario". Senza le ulteriori chiarificazioni a questa premessa, comunque, il problema rimane nel dividere la popolazione in sette ed in termini di identità religiose.

-         Nell'assenza di chiarezza, l'implicazione di accettare "ebrei israeliani" venne interpretata come accettazione di "un gruppo religioso" o di un gruppo "nazionale", col diritto potenziale alla "autodeterminazione" che, a questo livello, non sarebbe distinguibile dall'idea "bi-nazionale."

-         Da quando questo fu percepito all'inizio come un'idea che "libera", fu ampiamente chiaro che un pre-requisito per questa idea era lo smantellamento della struttura sionista esistente in Palestina, e tutti i suoi prodotti illegali; ma di nuovo fu lasciato senza elaborazione.

-         Il diritto palestinese al ritorno non è enfatizzato come requisito indispensabile; è presunto da implicazioni.

 

C'è una certa coesione tra le premesse di questa idea ed gli "obiettivi strategici". Ma questo non è sufficiente per adottarlo.

 

Credo che una Società democratica e socialista nella Palestina storica (e senza contraddizione) sia l'unica idea che abbia il potenziale per essere aderente coi nostri "obiettivi strategici". Tale idea libererà la Palestina dalla morsa della dominazione politica ed economica sionista-ashkenazita-occidentale, e dove le risorse naturali di terra ed acqua, ed i mezzi di produzione saranno restituiti al controllo legittimo del popolo.

 

E infine, perché sostengo l'idea di una Società socialista e democratica nella Palestina storica?

 

Perché la ritengo una soluzione giusta, morale e sostenibile che incarna il potenziale di ripristino dei diritti naturali palestinesi nel loro patrimonio storico. Tale soluzione:

 

  1. Rettifica la storica e continua crudeltà ed ingiustizia procurate al popolo palestinese;
  2. Preserva l’integrità geografica e territoriale della Palestina come parte della Patria araba;
  3. Insiste sul diritto al ritorno di tutti i palestinesi alle loro terre e proprietà dalle quali sono stati forzatamente e criminalmente allontanati;
  4. Smantella tutte le leggi e strutture sioniste ed ebreo-israeliane costruite sull’ineguaglianza e sull'esclusione degli arabi palestinesi, con lo scopo di imporre e mantenere un controllo egemonico dello Stato sionista-ashkenazita sull’intera regione;
  5. Permette ed incoraggia la vita comune e l’esistenza tra gli arabi palestinesi e gli ebrei israeliani nella terra storica della Palestina, all’interno di una società democratica, non-settaria, uguale, non-repressiva, non basata sullo sfruttamento, giusta ed aperta;
  6. Promette uno sviluppo genuino e sostenibile del territorio della Palestina, per il beneficio di tutti i suoi abitanti specialmente i poveri ed emarginati, concentrandosi su una valida, produttiva e decisa utilizzazione della terra e dell’acqua, per la piena occupazione potenziale dei suoi lavoratori;
  7. Rappresenta un importante esempio umano di come gli antagonisti possano vivere insieme armoniosamente in uno spazio fisico delimitato, una volta che l’ideologia e le pratiche razziste ed escludenti sono soppresse. 

*Khalil Nakhleh è un antropologo palestinese, ricercatore indipendente, consulente educativo e scrittore. I suoi ultimi due libri sono: The Myth of Palestinian Development (2004), e Empowering Future Generations (2008). E’ editore di un libro di prossima uscita The Future of the Palestinian Minority in Israel.. Il Dott. Nakhleh risiede a Ramallah. Ha rilasciato questo articolo a kanaanonline.org. Per contatti: abusama@palnet.com

 

Note

[1] I took the liberty of reversing Walid Khalidi’s title of his article "Thinking the Unthinkable: A Sovereign Palestinian State", Foreign Affairs, Vol. 56, No. 4, July 1978, New York.
[2] See
http://www.kanaanonline.org, starting with Adel Samara and Mas’ad Arbid’s three-part article on a "critique of the 'Democratic Secular State’ solution" (numbers 1307, 1309, 1310), and Hisham Bustani’s response, on 21 October 2007 (no. 1311), and the follow-up articles by Adel Samara: on "the one-state project", June 18, 2008 (no. 1568), "Why the Socialist Solution in Palestine", July 11, 2008 (no. 1592), and Samara and Arbid’s "Two states or one state?" (no. 1597), and the three-part response by Mahmoud Jalbout on the "Project of the one Palestinian state" (numbers 1603, 1605 and 1607). Also, I was encouraged by Adel and Mas’ad to develop my comments further in order to enhance the discussion forum on Kanaan, for which I am grateful.
[3] See, for example, my latest article on 15 July 2008 in
http://www.palestinechronicle.com .
[4] Khalidi, 1978, p. 697.
[5] Palestinian Encyclopedia, vol 3, Edition 1, 1984, pp. 474-475, and Mustafa Murad al-Dabbagh, Biladuna Filastine (our Land Palestine), vol 2, part 2, pp. 9-14.
Beirut: Dar al-Tali’a, 1970.
[6] See, for example, the article by Tom Segev "An invention called 'the Jewish People’" in www.haaretz.com (1.3.2008), which is a commentary on the new book by Tel Aviv University historian Shlomo Zand under the title When and How Was the Jewish People Invented?, and the interview with the author in Haaretz (13.7.2008).
[7] On this and related issues, the reader is directed to see the illuminating lengthy study by Professor of Law, W. T. Mallison, titled "The Zionist-Israel juridical claims to constitute 'the Jewish people’ nationality entity and to confer membership in it: Appraisal in public international law", 32 George Washington Law Review, 1964, pp. 983-1075. "The 'Jewish people’ membership claim is invalid, consequently, under the existing criteria of public international law. In the same way, supposed nationality concepts such as 'the Christian people’ would be equally invalid." (p. 1060).
[8] For a summary of the evolution of the "bi-national" idea in Palestine, see Irene Gendzier, "Palestine and Israel: The Binational Idea", Journal of Palestine Studies, vol. IV, No. 2, Winter 1975, pp. 12-35. For a summary of the evolution and debate of the "Non-sectarian, Democratic State", see Alain Gresh, The PLO: the Struggle Within. London: Zed Books, 1985, esp. Part I, pp. 9-57; and the position paper titled Towards a Democratic State in Palestine for Moslems, Christians and Jews, which was contributed by Fateh to the Second World Conference on Palestine, held in Amman, 2-6 September, 1970. For an elaboration of the "Socialist Solution in Palestine", see the series of articles in Kanaanonline, as referenced in endnote 2.
[9] For a brief discussion, see Ahmad Qatamesh, The One Democratic State: Towards Two Separate and Interacting Societies. Ramallah: Munif Barghouthi Cultural Center, 2007 (Arabic). See also Iyad Barghouti, Religion and State in Palestine. Ramallah: Ramallah Center for Human Rights Studies,2007.
[10] See, for example, Mahdi Adul Hadi, ed., Palestinian-Israeli Impass: Exploring Alternative Solutions to the Palestine- Israel conflict. Jerusalem: PASSIA, 2005; Virginia Tilley, The One-State Solution. Ann Arbor: The University of Michigan Press, 2005,
[11] See Alain Gresh (quoted earlier), p. 50, for the most comprehensive discussion of that period.

 

 



Articolo originale:
http://palestinethinktank.com/2008/09/01/khalil-nakhleh-thin
king-the-thinkable-the-socialist-solution-in-palestine/ ...






:: Article nr. s8471 sent on 06-oct-2008 07:15 ECT

www.uruknet.info?p=s8471

Link: www.resistenze.org/sito/te/po/pa/popa8i17-003687.htm



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